I subacquei livornesi di allora, non avrebbero mai nemmeno pensato che fosse possibile pescare col fucile in una zona sabbiosa e dal fondo melmoso come quella prospiciente il litorale di Vada, soggetta fra l'altro ai capricci di tutti i venti che, con improvvise ed impreviste refolate, intorbidivano le acque impedendo la vista del fondo. Le nostre zone di pesca quindi erano le nostre acque; allora molto pescose (Vegliaia, Molo nuovo, e praticamente tutte le scogliere che dai bagni Pancaldi si spingevano su, su, fino a Rosignano.Da un po' di tempo la mia attenzione era posta particolarmente su un mio amico, Jeffrey, che spesso tornava dalla pesca con la borsa di rete colma di saraghi e locche di discreta taglia. Ogni volta che gli chiedevo ove avesse pescato rispondeva evasivamente "un poco fuori di Livorno", e naturalmente il posto rimaneva sconosciuto.
Una domenica insieme ad un amico, montati sulla mia Lambretta ci appostammo di buon mattino fuori dell'abitazione di leffrey, ed appena lui usci per la solita pescata, lo seguimmo da lontano per non farci notare. Non vi dico la sorpresa che provai quando lo vedemmo iniziare a pescare, li proprio a Vada. Convenimmo di andarci anche noi il giorno dopo e zitti zitti ce ne tornammo a Livorno. L'indomani come d'accordo iniziammo la pesca, e meraviglia delle meraviglie appena allontanatici circa duecento metri dalla spiaggia, scoprimmo un fondo fatto di anfratti, di "gamaie", di scogli melmosi che nascondevano nelle loro fenditure , frotte di saraghi, corvine, muggini, il tutto fra otto e dieci metri di profondità. Dalla superficie non si scorgevano i pesci ma bastava immergersi per qualche metro per trovarci in quella magnifica "riserva ittica".
Una domenica mi ero recato come al solito nella "riserva", ma purtroppo si era alzato improvviso lo scirocco e pertanto era inutile tentare la pesca, giro la Lambretta per tornare a casa quando sento alle mie spalle: "Oh Livorno, aspetta un momento", mi giro e vedo un tizio che avevo conosciuto a pescare, mi raggiunge e mi chiede: "ci vai sui quindici metri?", "certo" rispondo, "allora aspetta, vedi la' quel gruppo di pozzolani, stamattina hanno tirato la "torpedini" hanno preso più di un quintale di pesci, però ne hanno lasciati almeno altrettanti sul fondo perché non ci arrivano con le fiocine, hanno lasciato i segnali e cercano qualche sub disposto ad immergersi per recuperare il resto.
Mi imbarcai sulla barca dei pozzolani e questi mi portarono sul punto ove erano i segnali, mi tuffo e cominciai immergermi poichè dalla superficie le acque torbide non permettevano di vedere il fondo. Dopo diverse immersioni infruttuose convenimmo che il vento avesse "scarrocciato" i segnali e quindi ripresi ad immergermi alcune decine di metri verso terra. Feci una ventina di immersioni prima di trovare il punto, ma appena lo trovai un brivido percorse tutta la mia persona, ma non era un brivido di freddo, era di sgomento perché vidi una enorme distesa d'argento, il fondo marino letteralmente coperto per diversi metri da centinaia e centinaia di pesci morti, principalmente muggini di almeno un chilo l'uno, ma c'erano pure occhiate, branzini ed anche alcune lecce. Una immersione dopo l'altra portai a bordo circa sessanta chili di pesci, poi stanchissimo salii sulla barca e tornammo a terra.
Per moltissimo tempo portai con me la triste visione di quel "tappeto" d'argento'!
M. Vannozzi, socio fondatore
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